DIRE LUCE
Le parole e le cose che illuminano la scena
Dire Luce esprime sin dalla sua formulazione la sfida alla quale sono chiamate le parole di fronte al manifestarsi della luce; la stessa suggestiva definizione mette a segno l’urgenza, e insieme l’arresto, di fronte al nominare e definire le “cose” che la riguardano; si tratta di una questione a nostro avviso cruciale nell’approccio, tanto storico-critico che estetico, alle riflessioni, ricerche, pratiche sulla luce. Essa si connota da un lato per fluidità e inafferrabilità; dall’altro per la sua materialità: entro questi due poli si situano le molteplici riflessioni contemporanee sul fenomeno luminoso; materiale e immateriale, visibile e invisibile, presenza e assenza.
Crediamo che questa liquida ambiguità si rifletta nella fluidità del linguaggio chiamato a darne conto. Ma in concreto, è possibile fare di tale indecidibilità un oggetto di studio cercando di “fare chiaro” nell’intrigo della terminologia impiegata in ambito artistico, e con particolare attenzione alle arti performative?
Siamo convinti che da un lavoro di analisi, contestualizzazione, comparazione delle definizioni di dispositivi, tecniche ed “effetti”, delle figure professionali, delle dinamiche progettuali, si possa giungere ad “illuminare” nodi essenziali delle poetiche e delle concezioni artistiche e drammaturgiche della luce, nel fertile dialogo tra differenti linguaggi artistici. Obiettivo del progetto DIRE LUCE è dunque un cantiere di lavoro volto alla redazione di un vocabolario della luce e delle sue pratiche in ambito spettacolare. Tale finalità si è tradotta praticamente nella costruzione di un database concepito per ospitare un “lessico della luce” che consenta ricerca e comparazione di vocaboli ed espressioni legate a questo universo.