Studi sulla luce in scena. Stato dell’Arte

La ricerca storico-critica delle poetiche e delle pratiche della luce in scena porta a constatare una generale scarsità di pubblicazioni in merito (evidentemente connessa anche all’incertezza terminologica che ha dato origine al progetto Dire Luce

In questa pagina offriamo una ricognizione di massima della bibliografia esistente. Una bibliografia ragionata è in corso di messa a punto e sarà disponibile alla sezione relativa.

A dispetto del ruolo fondamentale della luce in qualsiasi fenomeno della visione, la storia, le forme, le poetiche dell’illuminazione scenica sono stati a lungo trascurati, quando non ignorati dalla storiografia teatrale. Gli storici del teatro hanno prestato una discreta attenzione, seppure entro una linea decisamente minoritaria, alle poetiche e alle pratiche della luce in scena riguardanti l’epoca successiva all’applicazione nei teatri della luce elettrica. Si tratta comunque di una letteratura esigua e che in generale non affronta il tema soffermandosi su questioni lessicali e terminologiche. 

Dal punto di vista storico e cronologico, studi di un certo respiro costituiscono l’ampia ricognizione di Gösta M. Bergman, Lighting in the theatre, Stockholm, 1977 (un percorso dal Medioevo al XIX sec.) e il minuzioso Carl Friedrich Baumann, Licht im Theater. Von der Argand-Lampe bis zum Glühlampen-Scheinwerfer, Stuttgart, 1988 (pubblicazione tardiva della tesi dottorale Entwicklung und Anwendung der Bühnenbeleuchtung seit der Mitte des achtzehnten Jahrhunderts, 1956). 

Nel 1978 George Banu e Jean Kalman dedicano alla luce nella creazione contemporanea un numero monografico di «Travail Théâtral» Enquête, n. 31. A parte qualche isolato contributo (per esempio Denis Bablet, La lumière au théâtre in «Théâtre populaire», n. 38, 1960), non si registrano interventi significativi né monografie sull’argomento fino ad anni molto recenti.
Pionieristica la voce del 1960 di Elena Povoledo, Illuminotecnica nella monumentale Enciclopedia dello spettacolo, diretta da Silvio D’Amico (Roma, 1954-1965). Ad eccezione di alcuni articoli (solitamente conversazioni con artisti o professionisti), si devono attendere 40 anni per leggere il contributo di Isabella Innamorati, Mostrare, illudere, significare: esperienze della luce in scena, in un compendio di storia del teatro (Storia del teatro moderno e contemporaneo, Torino, 2000, vol. II. Sette-Ottocento. Il grande teatro borghese, pp. 997-1021). 

Negli ultimi tre lustri la luce ha iniziato a riscuotere un inedito interesse nella cultura in generale e nelle arti visive in particolare (si vedano tra l’altro i progetti coordinati da Guido Bartorelli dedicati agli Ambienti nell’arte contemporanea; o si pensi agli interventi – spesso nei cataloghi delle relative esposizioni – su James Turrell, Robert Irwin, Maurizio Nannucci, Christian Boltanski, Joseph Kosuth, Olafur Eliasson, Mario Martinelli, Fabrizio Corneli). Tra i recenti progetti di taglio interdisciplinare per esempio: Charlotte Beaufort, Marylène Lebrère (éd.), Ambivalences de la lumière: Expériences, théorisations, représentations, Pau, 2016; La luce e i suoi percorsi passionali, a cura di ruggero Canova ed Eva Ogliotti, Venezia, 2012.


Nell’ambito strettamente teatrale, tra i numerosi volumi pubblicati da Fabrizio Crisafulli sul proprio lavoro, lo studio Luce attiva. Questioni della luce nel teatro contemporaneo (Pisa, 2007) allarga lo sguardo alle poetiche e pratiche della luce nel Novecento. Il nostro  Cristina Grazioli, Luce e ombra. Storia, teorie e pratiche dell’illuminazione teatrale, Roma-Bari, 2008. Nello stesso anno, in concomitanza con una mostra al Theatermuseum di Vienna, Schein Werfen. Theater. Licht. Technik), esce il numero monografico: Licht. Kunst. Theater, «Maske und Kothurn», n. 3, 2008. Una decina d’anni dopo un’altra rivista storica, la «Revue d’Histoire du Théâtre», dedica alla luce L’éclairage au théâtre (2017). Di recente la rivista brasiliana «Urdimento» ha pubblicato: A luz em cena: criação e estética – aspectos teóricos e práticos  (v. 1 n. 31, 2018). Inaugurata quest’anno (2021) la rivista A luz em cena.

Un importante riferimento che coniuga percorso storico e approfondimenti tematici è Light. Readings in Theatre Practice di Scott Palmer (Palgrave 2011).

Concepito a fini didattici il manuale universitario di Valentina Garavaglia, Lo spazio della luce. Storia, teorie e tecniche dell’illuminazione teatrale, Milano, Unicopli, 2012 (prima ed. 2007). In anni recenti Véronique Perruchon coniuga un passato di éclairagiste con l’attuale percorso di studi accademici in Noir. Lumière et théâtralité, Presses Universitaires du Septentrion, 2016; così fa Eduardo Tudella, creatore luci e docente universitario, in Práxis cênica como articulação de visualidade: a luz na gênese do espetáculo, Universidade Federal de Bahia, 2013, confluito in A luz na genese do espetáculo, Edufba, 2017; e così Christine Richier in Les temps des flammes. Une histoire de l’éclairage scénique avant la lampe à incandescence (2011), una coniugazione tra arte della luce e teatro di marionette propone Renato Machado, A luz montagem, Curitiba 2015. 

A fronte della scarsità di studi storico-critici, numerosi i volumi scritti dagli stessi creatori luci (Frederick Bentham, François Eric Valentin, Stefano Mazzanti, Max Keller) interessantissimi per il nostro progetto come fonti di studio. All’intersezione con il cinema, imprescindibile il volume di Henry Alekan, Des lumières et des ombres, Le collectioneur, 1996. 

Numerose le ricognizioni prettamente tecniche e varie le riviste di settore, anch’esse fonti utili per il progetto Dire Luce, ma che non costituiscono bibliografia storico-critica. Vale la pena ribadire che il nostro oggetto di studio, poco indagato, richiede, più di altri, di attingere dati da fenomeni extra-spettacolari e dai loro rispettivi contesti. Un progetto editoriale con il quale si sono strette interazioni è la rivista LUCE, fondata da AIDI nel 1962 e aperta a diversi territori (vedi oltre).

Una menzione particolare va alla pubblicistica diffusa tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, in particolare tedesca e anglofona, redatta con finalità pratiche (manuali di scenotecnica ma non solo) e che tuttavia rivela una consapevolezza e conoscenza del tutto degne di nota delle poetiche e delle implicazioni artistiche della luce in scena. Segno del recente nuovo interesse per lo studio dell’illuminazione scenica sono i diversi programmi di ricerca avviati negli ultimi anni. Oltre a quelli coordinati dalla sottoscritta, per i quali si rinvia alla sezione relativa, il progetto internazionale Lumière de Spectacle, afferente al Laboratoire CEAC dell’Università di Lille. Intorno al gruppo di lavoro, diretto da Cristina Grazioli e Véronique Perruchon, si sta delineando un’interessante triangolazione tra Italia, Francia e Brasile, paese dove alto è l’interesse per i nostri temi con una più forte componente di prassi scenica come Da ideaia à luz, sostenuto da quattro università brasiliane, mette in relazione oltre un centinaio di professionisti della luce in scena, (cfr. Portal de Memória da Iluminação Cênica Brasileira, coordinato da Marcelo Augusto Santana e Wallace Rios, e Capítulos de História da Iluminação Cênica no Brasil coordinato da Berilo Luigi Deiró Nosella (UFSJ). Le attività sopra menzionate hanno avviato anche importanti collaborazioni e confronti con altri progetti (PerPhoto, Cet, Università di Lisbona, diretto da Cosimo Chiarelli e Felipe Figueiredo), oltre che con la rivista «LUCE» (edizione cartacea e versione on line: https://www.luceweb.eu) e AIDI-Associazione Italiana di Illuminazione.