Estratto
[…] la[...]
27/03/1929
Ita
[…] la riproduzione della volta celeste, e […] la sensazione dello sfondo infinito […] non può raggiungersi a pieno quando lo sfondo è costituito da una superficie piana come gli antichi fondali, illuminata da una serie più o meno numerosa di bilance. Per raggiungere questo scopo la superficie rappresentante la volta celeste dovrebbe essere perfettamente sferica ed illuminata uniformemente. […] Inoltre […] è necessario che nulla venga interposto tra esso e l’occhio dello spettatore. Da qui la necessità che le decorazioni non vengano più sospese dall’alto (altrimenti le ombre delle sospensioni verrebbero proiettate sulla superficie dell’orizzonte) ma sorgano dal piano del palcoscenico. Occorre infine […], che le intensità luminose nelle diverse tonalità siano le più elevate possibili. Il primo ad avere una intuizione completa delle nuove esigenze, e della necessità dell’intimo coordinamento tra la messa in iscena e la illuminazione, è stato il pittore Mariano Fortuny […].
O. Pozzi, I nuovi impianti elettrici del R. Teatro S. Carlo, in «L'Elettrotecnica. Giornale ed atti della Associazione Elettrotecnica Italiana», Associazione Elettrotecnica Italiana, 25/06/1929, Milano
tipologia
Intervento in periodico
ambito
Ingegneria
pp. 418-419
Volta celeste (Ita)
Bilancini (Ita), Panorama horizon (Fra)
sfondo infinito, fondali, sospensioni, superficie dell'orizzonte, piano del palcoscenico, intensità luminose
03/05/1949